NATO HUB per il Sud

di Maria Elena ARGANO, Policy Analyst.

Il 5 dicembre 2018, presso Villa Doria d’Angri (Napoli), si è svolta la Conferenza “NATO Hub per il Sud e il futuro della Sicurezza Cooperativa”, organizzata dal Comitato Atlantico Italiano, il Club Atlantico di Napoli, in collaborazione con il NATO Strategic Direction-South Hub e l’Università degli Studi di Napoli Parthenope. L’evento ha avuto come ospite d’onore l’Ammiraglio James G. Foggo III, Comandante dell’Allied Joint Force Command di Napoli. L’Hub oltre a essere uno strumento dell’Alleanza per comprendere le nuove sfide provenienti da Sud e proiettare stabilità nella regione del Nord Africa e del Medio Oriente, si rivela utile a rivalorizzare il Mediterraneo come un mare “aperto”, foriero di nuove opportunità e sfide. Attraverso un approccio olistico e collaborativo, l’Hub crea una rete che collega gli alleati, i partner e le entità non militari, il mondo accademico e le organizzazioni internazionali. L’Hub mira a contribuire al coordinamento e alla sincronizzazione delle attività di sicurezza cooperativa della NATO verso il Sud, ottimizzando al contempo le risorse e massimizzandone l’efficacia.
I lavori della Conferenza sono stati aperti dall’Ambasciatore Gabriele Checchia, già Rappresentante Permanente d’Italia presso la NATO, Presidente del Club Atlantico di Napoli e del Comitato Strategico del Comitato Atlantico Italiano, il quale ha sottolineato l’importanza dell’Hub per “comprendere” e affrontare le nuove minacce e per proiettare stabilità a sud dell’Alleanza, ponendo l’accento sul ruolo strategico che l’Italia può avere, sia grazie alla sua posizione geografica che come membro dell’Alleanza Atlantica, che nasce come organizzazione garante della difesa collettiva.
Nella cerimonia d’apertura, durante la quale hanno preso la parola il Professore Francesco Di Donato (Coordinatore del Dottorato di ricerca Dies, Responsabile scientifico del Progetto Terra & Mare dell’Università degli Studi di Napoli Parthenope) e la Dottoressa Monica Buonanno (Assessore al Lavoro, al Diritto dell’Abitare ed allo Sviluppo della Città del Comune di Napoli) è stata evidenziata la rilevanza dell’Hub ai fini della comprensione delle dinamiche di sicurezza che caratterizzano il Mediterraneo. Seguendo un percorso storico che origina dal pensiero di Erodoto, passando per Niccolò Machiavelli a Ferdinando Galiani, è stato messo in rilievo il legame tra prevenzione e integrazione. Già Niccolò Machiavelli, facendo riferimento all’Impero Romano, riteneva che le guerre fossero inevitabili. Oltre alle guerre di conquista ci sono le guerre che nascono dalle carestie, dalle invasioni che spingono interi popoli a cercare nuovi territori. Tuttavia, poiché è un male, per Machiavelli la guerra deve essere, fin quando è possibile, evitata, e se non può essere evitata deve essere regolata: bisogna “amare la pace e saper fare la guerra”. La deterrenza, legata alla prevenzione, è un modo per evitare la guerra. Inoltre, prendendo in considerazione il Trattato della Moneta (1751), l’abate Galiani scriveva che l’integrazione avrebbe potuto evitare la guerra e che avrebbe comportato una forma di conoscenza reciproca, evitando la creazione di stereotipi e promuovendo la cooperazione. Oggi, il Mediterraneo può essere considerato un luogo di integrazione e conoscenza reciproca per promuovere la cooperazione, mantenendo la deterrenza per contrastare le nuove minacce.
L’Hub per il Sud, situato a Napoli, si propone di promuovere questi valori da una città che non soltanto ha il maggior numero di giovani, ma si affaccia anche al mare. Proprio il mare è una risorsa preziosa: acqua, vita, commercio, scambi per garantire ed affermare lo sviluppo di una collettività. Il NATO Strategic Direction South – Hub è un elemento chiave per sviluppare questa forma di conoscenza reciproca e quindi la comprensione delle minacce, rafforzando i rapporti anche con i partner del Sud e sviluppando delle relazioni pacifiche e amichevoli.

La prima sessione della conferenza è stata consacrata al tema della proiezione della stabilità al Sud. Nel corso della sessione sono intervenuti il Dottor Fabio Nicolucci (editorialista de “Il Mattino” ed esperto di Medio Oriente), il Ministro Plenipotenziario Diego Brasioli (Vice Direttore Generale per gli Affari Politici /Direttore Centrale per gli Affari di Sicurezza – Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale), il rappresentante del Generale Ignazio Lax (Direttore del NATO Strategic Direction South Hub e già Comandante della Missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia dal 2017 al 2018), e il Professore Matteo Gerlini (storico diplomatico). Nel corso della sessione è stato sottolineato l’attuale impegno della NATO nel promuovere la pace e la sicurezza attraverso la deterrenza. Storicamente l’Europa è sempre stata teatro di guerre tra stati fino a diventare il principale campo di battaglia della Prima e della Seconda Guerra Mondiale. La NATO, nata nel 1949, costituisce un sistema di difesa collettiva in base al quale i suoi stati membri indipendenti sono pronti a difendersi reciprocamente in risposta a un attacco esterno. Il crollo del Patto di Varsavia nel 1989-1991 rimosse l’avversario principale de facto e provocò una rivalutazione strategica degli obiettivi, della natura e dei compiti della NATO sul continente europeo. Oggi la NATO non soltanto si è allargata, contando 29 membri, ma oltre a occuparsi della difesa collettiva è impegnata anche a proiettare stabilità, rafforzando i partenariati di sicurezza (passando dalla Tunisia all’Iraq, dalla Giordania alle missioni in ambito di maritime security, dall’operazione Sea Guardian alla cooperazione con l’Unione europea). L’Hub per il Sud, fortemente voluto dal Ministero della Difesa italiano ha l’obiettivo di prevenire le minacce future non tradizionali. Oggi la NATO è chiamata a confrontarsi con nuove minacce ibride, che si caratterizzano per “l‘utilizzo di mezzi di ogni tipo, in particolar modo di mezzi di propaganda, di movimenti popolari e risorse digitali e di attacchi cyber, con l’obiettivo di destabilizzare le società e le istituzioni”.
Se è vero che sul fianco Est la NATO conosce il proprio avversario, bisogna ammettere che a Sud la questione appare più complessa. E’ necessario superare la classica contrapposizione Est-Ovest e volgere l’attenzione verso un nuovo ruolo strategico dell’Alleanza a Sud. L’Italia, in questo senso, rimane un attore principale, sia per il suo impegno nel Mediterraneo che per il suo ruolo all’interno della NATO, dove mantiene un ruolo strategico in molte missioni:

  • nei Balcani (Assistenza allo sviluppo istituzionale del Kosovo e della Macedonia, assistenza alle autorità militari bosniache e cooperazione NATO-Serbia, con 538 militari, 204 mezzi terrestri 1 mezzo aereo);
  • nell’operazione Sea Guardian per il mantenimento della sicurezza marittima nel Mediterraneo, con 287 militari di presenza massima, 2 mezzi navali e 2 mezzi aerei;
  • in Afghanistan per la formazione, la consulenza e l’assistenza alle forze di difesa e di sicurezza afghane e alle istituzioni governative, con 900 militari di presenza massima, 145 mezzi terrestri e 8 mezzi aerei;
  • in Turchia e in Lettonia con 335 militari per vigilare il confine sud e orientale della NATO;
  • in Bulgaria e Islanda con 255 soldati per la sorveglianza e l’identificazione delle violazioni dello spazio aereo NATO;
  • in Tunisia con 60 soldati per sostenere il paese nella costituzione di un comando di brigata (richiesto dal governo tunisino), e per il rafforzamento delle capacità interforze nel controllo delle frontiere e nella lotta al terrorismo.

Durante la prima sessione è stato dunque chiarito quale sia il ruolo dell’Hub per il Sud. Il 5 settembre 2017, l’Ambasciatore Alejandro Alvargonzalez, Segretario Generale aggiunto per gli Affari Politici e la Politica di Sicurezza ha inaugurato il NATO Strategic Direction South-Hub in una cerimonia all’Allied Joint Force Command di Napoli. La sua missione è quella di monitorare e valutare le dinamiche dell’ambiente operativo della NATO fungendo da forum per l’impegno e la condivisione delle informazioni, oltre che ad informare i leader operativi e strategici migliorando la comprensione collettiva e modellando il processo decisionale della NATO. Quindi l’Hub fornisce alla NATO una lente a livello strategico per anticipare, prevenire, limitare e superare le sfide provenienti dalla regione del Nord Africa e del Medio Oriente, grazie a un approccio comprensivo fondato sul rafforzamento della fiducia con entità non militari dedite alla stabilità a lungo termine e alla prosperità per le popolazioni locali nel sud della NATO.
Nella seconda sessione della conferenza, consacrata alla Sicurezza cooperativa nel Mediterraneo, hanno preso la parola la Professoressa Maria Paradiso (Università del Sannio), il Dottor Massimo Deandreis (Direttore del Centro Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, Intesa Sanpaolo), il Colonnello Franco Merlino (Direttore del NATO Security Force Assistance CoE), l’Ammiraglio James G.Foggo III (Comandante dell’Allied Joint Force Command di Napoli) e il Professore Fabrizio W. Luciolli (Presidente dell’Atlantic Treaty Association e del Comitato Atlantico Italiano). Durante la sessione è emerso come il Mediterraneo stia assumendo un ruolo sempre più centrale, non soltanto a livello strategico ma anche a livello economico. Il 16 agosto 2015 è stato inaugurato il raddoppio di una parte del Canale di Suez. Il progetto aggiunge una nuova seconda corsia di navigazione di 35 km di lunghezza ai 164 chilometri di canale esistente, consentendo il passaggio in maniera separata delle navi in direzioni opposte. Esso comprende anche l’ampliamento e una maggiore profondità di 37 metri di sezione del canale esistente. Grazie a questo ampliamento, 97 navi possono ogni giorno transitare rispetto alle precedenti 49, riducendo anche il tempo di transito, e non ci sono limiti nella dimensione delle imbarcazioni. Di conseguenza, il traffico nel Mediterraneo è anche notevolmente aumentato e questo è una opportunità per sviluppare le città costiere e renderle sempre più sicure.
Proprio in tema di sicurezza cooperativa si è parlato del ruolo del Centro di Eccellenza NATO Security Force Assistance (SFA) basato a Roma. Quest’ultimo è stato dichiarato pienamente operativo nel 2017 e svolge attività che aiutano la nazione ospitante a sviluppare e migliorare le forze di sicurezza locali e le loro istituzioni in situazioni di crisi. La missione di questo Centro di Eccellenza è migliorare l’efficacia della NATO nel promuovere la stabilità e gli sforzi di ricostruzione per gli scenari di conflitto e post-conflitto e fornire una capacità unica all’Alleanza e ai partner nel campo dell’aiuto alle forze di sicurezza. Gli obiettivi si fondano su una stretta cooperazione tra Alleanza e altri partner, all’interno dei quadri concordati, nello sviluppo di un approccio di collaborazione globale e congiunto a sostegno dell’Alleanza e del partner per promuovere lo sviluppo delle capacità locali attraverso ricerche orientate ai risultati, studi, esperimenti, analisi, istruzione e formazione. Uno degli obiettivi principali è quello di coordinare e armonizzare le capacità militari e civili per lo svolgimento di esercitazioni definendo e sviluppando scenari negli stati che ne chiedono il supporto.
La NATO, oltre che voler proiettare stabilità, si presenta come Organizzazione capace di difendere con credibilità i propri membri. Ciò è emerso con evidenza nell’intervento di chiusura del Comandate dell’Allied Joint Force Command di Napoli, l’Ammiraglio James G. Foggo III, che ha anche coordinato l’esercitazione Trident Juncture 18 in Norvegia. Secondo l’Ammiraglio, la NATO ha ben svolto il suo ruolo sul fianco Nord ed Est. Attualmente, la NATO è anche coinvolta nell’operazione Sea Guardian, nella missione in Afghanistan e in Kosovo, e con l’Unione Africana. Tuttavia, la NATO è chiamata a rivolgere una maggiore attenzione a Sud, e in particolare alla questione libica. Il fenomeno migratorio che oggi colpisce l’Europa e, dunque, anche i paesi dell’Alleanza è la conseguenza di una serie di problemi che caratterizzano lo scenario politico, sociale ed economico dell’Africa centrale: mancanza di istituzioni stabili, scarsa crescita economica, disuguaglianze sociali, guerre civili. In questo senso, la NATO attraverso l’Hub si propone di comprendere e prevenire le minacce.
Il Presidente del Comitato Atlantico Italiano, Fabrizio W. Luciolli ha tratto le conclusioni dei lavori della Conferenza, sottolineando come l’Alleanza debba oggi far fronte a minacce sempre più complesse e che provengono sia dall’Est che dal Sud. Pertanto, la NATO oggi è chiamata ad affrontare contestualmente sia compiti di difesa collettiva che quelli di gestione delle crisi, che richiedono un approccio a 360° fondato su principi di sicurezza cooperativa.
In occasione del 70esimo anniversario dell’Alleanza Atlantica, per Luciolli sarà tuttavia necessario “un grado” in più d’azione volto a promuovere una corretta e efficace strategia di comunicazione sui temi di sicurezza, in grado di coinvolgere le pubbliche opinioni dei paesi membri e partner dell’Alleanza e le nuove generazioni. Compito per il quale il Comitato Atlantico Italiano e la sua componente giovanile YATA sono impegnati.

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*